Giappone

Agosto 2016

Il suono della campana penetra nella mente, scivola nel corpo come l’acqua della marea che si allunga quieta, bagnando ogni granello di sabbia; si espande oltre lo zafu sul tatami; permea della sua pace ogni cosa, allontanandosi impalpabile tra le colline. I pensieri si rincorrono come bimbi nel gioco: il respiro li richiama, il respiro mi richiama qui, ora, nella luce soffusa che avvolge la nostra pratica, nel profumo di paglia e di incenso, nel vento di fine estate che dà voce alle foglie. Mentre si fa via via più lento e regolare, il respiro sprofonda alla camera del tesoro, la mente è nel respiro, il corpo si dissolve nell’oblio, lo spirito è libero.

Attento, coglie ogni cosa, apprezza ogni rumore con la genuina spontaneità con la quale il bimbo scopre il mondo, e con la stessa spontaneità lascia andare il profumo del vento perché possa continuare il suo volo. La pressione e il delirio dei ritmi quotidiani non appartengono al mio essere: qui e ora ascolto la vita scorrere dento di me, fuori di me, parte di un tutto che mi avvolge, che avvolgo, che si dissolve piano nel suono della campana che ci richiama.

Giungere le mani in gassho è un grazie che sale spontaneo dal cuore…

Alessandra Bonecchi

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